Nazismo, comunismo e la Grande Strategia dell’Europa

Verità o volontà? La risoluzione su nazifascismo e comunismo approvata il 19 settembre dal Parlamento europeo ha creato molte polemiche, per l’equiparazione tra i due ‘totalitarismi’. Il tema è controverso anche tra gli storici, e sicuramente un qualunque organismo politico dovrebbe evitare di esprimersi, oltretutto in modo così semplicistico, su questioni di verità storica.

Il mondo politico, però, la storia la fa, non la studia: esprime con i suoi documenti una volontà politica. Se letta bene, la risoluzione si rivela allora un documento non irrilevante di politica interna ed estera dell’Unione europea nella quale si ricostruisce, sia pure in modo disordinato, la Grande strategia, interna ed estera, dell’Unione europea. La parificazione tra comunismo e nazifascismo – sbagliata, come la lettura di qualunque riassunto di storia rende evidente – sembra avere nella risoluzione, che condanna i sovranismi di destra radicale, soprattutto la funzione di far apparire l’Unione ‘equidistante’ sia dalla destra che dalla sinistra radicali (che usano strumenti analoghi, negano la libertà e i diritti degli uomini e delle donne, e hanno ovunque creato devastazione e orrore)[1].

Depurando il documento in modo da distillarne la volontà politica, emerge che molti passaggi sono dedicati alla politica estera dell’Unione:

  1. Il documento condanna l’invasione della Polonia, della Lettonia, dell’Estonia, della Lituania, di parte della Romania e la guerra contro la Finlandia. Non sono temi passati di attualità.
  2. Afferma che “l’allargamento dell’Ue, iniziato nel 2004, rappresenta un ritorno nella famiglia europea” dei paesi della Cortina di ferro. È una conferma della Grande Strategia (per così dire imperiale, senza valutazioni, e senza il connotato autoritario che comunemente la parola porta con sé) dell’Unione europea.
  3. Il Parlamento poi “dichiara che l’integrazione europea, in quanto modello di pace e di riconciliazione, è il frutto di una libera scelta dei popoli europei, che hanno deciso di impegnarsi per un futuro comune, e che l’Unione europea ha una responsabilità particolare nel promuovere e salvaguardare la democrazia e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, sia all’interno che all’esterno del suo territorio”. Da notare “sia all’interno che all’esterno”: è di nuovo un atteggiamento imperiale.
  4. L’affermazione, da molti contestata, secondo cui il patto Molotov-Ribbentrop ha creato le condizioni per la seconda guerra mondiale, per quanto estremamente riduttiva – nella migliore delle ipotesi – è una risposta all’affermazione russa secondo cui “la Polonia, gli Stati baltici e l’Occidente sarebbero i veri istigatori della Seconda guerra mondiale”. È quindi una mossa di politica estera. Poteva essere fatta diversamente, per amore dell’intelligenza, della verità e della complessità della storia, ma è tutto in funzione anti-russa.
  5. Non a caso il Parlamento “sottolinea che, alla luce della loro adesione all’UE e alla NATO, i paesi dell’Europa centrale e orientale non solo sono tornati in seno alla famiglia europea di paesi democratici liberi, ma hanno anche dato prova di successo, con l’assistenza dell’UE, nelle riforme e nello sviluppo socioeconomico; sottolinea, tuttavia, che questa opzione dovrebbe rimanere aperta ad altri paesi europei, come previsto dall’articolo 49 TUE”. È, ancora, la riproposizione della Grande Strategia della Ue, a favore per esempio degli Stati balcanici (ma con un occhio forse anche all’Ucraina), e tutta in funzione anti-russa, della Russia putiniana, come confermano i due passaggi successivi:
  6. il Parlamento “sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato”.

e

  1. “[il Parlamento] è profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico; considera tali sforzi una componente pericolosa della guerra di informazione condotta contro l’Europa democratica allo scopo di dividere l’Europa e invita pertanto la Commissione a contrastare risolutamente tali sforzi”.

Un’altra parte riguarda la politica “interna” dell’Unione, in funzione quasi esclusivamente ‘antisovranista’:

  1. Si afferma che “l’integrazione europea è stata una risposta alle sofferenze inflitte da due guerre mondiali e dalla tirannia nazista, che ha portato all’Olocausto, e all’espansione dei regimi comunisti totalitari e antidemocratici” e un sistema che potesse metter fine alle guerre e garantire la democrazia. È innanzitutto una dichiarazione (di volontà) politica: la riproposizione del progetto originario dell’Unione.
  2. Si afferma che “la memoria delle vittime dei regimi totalitari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo, nonchè la sensibilizzazione a tale riguardo, sono di vitale importanza per l’unità dell’Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne”. Anche questa è una dichiarazione di volontà politica.
  3. Il Parlamento inoltre “condanna tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione” (stalinismo ce n’è poco, ma era politicamente più corretto apparire ‘equidistanti’) e “condanna il revisionismo storico e la glorificazione dei collaboratori nazisti in alcuni Stati membri dell’UE; è profondamente preoccupato per la crescente accettazione di ideologie radicali e per il ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza nell’Unione europea ed è turbato dalle notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell’ordine con movimenti radicali, razzisti e xenofobi di varia denominazione politica in alcuni Stati membri; invita gli Stati membri a condannare con la massima fermezza tali accadimenti, in quanto compromettono i valori di pace, libertà e democrazia dell’UE”.
  4. Il documento invita poi “gli Stati membri a condannare e contrastare ogni forma di negazione dell’Olocausto, compresa la banalizzazione e la minimizzazione dei crimini commessi dai nazisti e dai loro collaboratori, e a prevenire la banalizzazione nei discorsi politici e mediatici”. È una dichiarazione di guerra al sovranismo criptonazista.
  5. Condanna “il fatto che forze politiche estremiste e xenofobe in Europa ricorrano con sempre maggior frequenza alla distorsione dei fatti storici e utilizzino simbologie e retoriche che richiamano aspetti della propaganda totalitaria, tra cui il razzismo, l’antisemitismo e l’odio nei confronti delle minoranze sessuali e di altro tipo”.
  6. E quindi “esorta gli Stati membri a […] contrastare le organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza negli spazi pubblici e online, nonché a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalti e glorifichi il nazismo e il fascismo o qualsiasi altra forma di totalitarismo, rispettando nel contempo l’ordinamento giuridico e le giurisdizioni nazionali”.

Mal scritto, per ragioni tutte politiche, perché semplifica brutalmente un tema storicamente e politologicamente molto complesso, il documento è però una riproposizione della volontà politica per così dire “strutturale”, fondamentale, dell’Unione europea. In questo senso, non va sottovalutato; e le critiche dovrebbero tener conto del contesto in cui cadono.

 

[1] Su analogie e differenze tra le forme estreme di destra e sinistra, e sull’impossibilità di ‘superarle’, è importante il sottovalutato Destra e sinistra di Norberto Bobbio, Donzelli editore, 20145.