Cacciari, il foedus e la sovranità

Si può coinciliare l’idea, fondamentale, del foedus, del patto, con quello di sovranità? Massimo Cacciari ha tenuto il 15 marzo una conferenza, allo Iulm di Milano sulla Crisi dell’idea europea (ma il titolo giusto sarebbe stato: L’idea europea della crisi). Una lezione tanto interessante, persino esaltante, quanto deludente.

La prima parte è stata di altissimo livello: l’identità plurale, politeistica dell’Europa, non riconducibile all’unità, che si definisce attraverso la relazione con l’identità altrui – di cui deve quindi prendersi cura – che vive di crisi.

L’intera tradizione europea viene evocata: Eraclito e il suo polemos che è anche relazione, Tucidide, Platone, Machiavelli, Nietzsche ma – senza citarli – anche Hegel, ed Heidegger, e Buber. Il principio del dialogo, quindi, che oscilla però tra la hubris, la prepotenza e il foedus, il patto; e che impone all’Europa di non poter essere mai sicura (sine cura, senza cura e senza preoccupazione), a meno che non muoia, non diventi altro da sé. Anche perché è curiosa, a volte anche violentemente curiosa, allergica ai confini che vuole continuamente distruggere; ma anche costantemente sull’abisso. Un inno all’Europa, insomma, e al ruolo che può (anzi che “deve”) avere nel mondo: creare un nuovo jus gentium, che si occupi delle persone, e un nuovo ordine internazionale.

La seconda parte è stata un florilegio di luoghi comuni sull’Unione Europea, le sue difficoltà, i suoi fallimenti: gli stessi identici argomenti dei sovranisti sull’unione solo mercantile e monetaria, sulla mancanza di un’idea forte in un mondo conteso da potenze imperiali, sul cattivo allargamento (ma non è stata, questa, una originalissima e temuta politica imperiale?), sulle politiche neoliberiste, sull’individuo atomizzato. Luoghi comuni nei quali annega l’unica vera proposta, la creazione di un welfare state continentale, che sia efficiente e abbia appeal.

Con i sovranisti, insomma, solo una differenza: per loro la soluzione è lo Stato, per Cacciari l’Europa (che non nega lo Stato). Non è il modo migliore, secondo me, per contrastare la loro cultura.

Due i punti critici:

  1. per Cacciari foedus diventa subito “amicizia”. Tutta la discussione sul patto (eventualmente sociale), sulla federazione, sul federalismo (che non è questione solo di istituzioni, e può anche essere radicale come mostrano libertari e anarchici di tutti i tipi) è accuratamente evitata. Eppure non è per nulla un discorso irrilevante: è un’idea che, tra l’altro, risveglia la tradizione romana repubblicana come quella libertaria e anarchica; e crea ponti tra Roma, Atene e Gerusalemme, le tre fonti della cultura europea. Se interpretata in termini non riduttivi – andando ben oltre la proposta di Altieri Spinelli, per esempio – possa anche contribuire a un cultura alternativa a quella sovranista. Affiancando il tema del foedus a quello dell’amicizia Cacciari ha anche evocato, senza citarlo, Carl Schmitt ( oltre a Derrida ): un pensatore di grande spessore che però sta avvelenando tutta la cultura politica europea e quella italiana in particolare, di destra e di sinistra.
  2. Il passaggio tra la prima e la seconda parte avviene richiamando l’idea (che si può ben definire mitica) di sovranità – in questo caso europea – che mal si concilia, tra l’altro, con l’idea del foedus e della federazione. La particolare natura multipla, a geometrie variabili dell’Unione europea – che sulla vicenda Brexit ha saputo per esempio mostrarsi monolitica – viene addirittura svalutata. Al punto che è sembrato, a un certo punto, che Cacciari auspicasse quell’unità che nella prima parte della sua conferenza giudicava impossibile.

 

C’è un comune humus – autoritario? centralistico? – nella cultura di sinistra e quella di destra. Se non si supera questa impasse, secondo me, una vera alternativa al sovranismo non potrà essere trovata.

[ Sul tema della sovranità europea Il sovranismo europeo di Emmanuel Macron e Draghi e Macron, il confronto tra gli opposti europeismi ]