L’impatto sulla crescita della crisi libica

Quanto peserà la crisi libica sull’economia mondiale? Petrolio2 Abbastanza, a quanto sembra: il team di Francisco Blanch, di Bank of America Merrill Lynch (BofAML), ha valutato che, se continuasse, il blocco dell’export dal paese nordafricano si rivelerebbe l’ottavo shock petrolifero dal 1950 a oggi, superiore a quello registrato nel 2003 con la guerra in Iraq, anche se piuttosto lontano dai grandi episodi di riduzione della produzione come la rivoluzione iraniana o anche la guerra di Suez o quella dei Sette giorni.

Non è poco: si tratta di circa 1,2 milioni di barili al giorno Petrolio1 che possono venir meno, in una fase economica in cui la domanda globale è aumentata fortemente: 2,8 milioni di barili al giorno nel solo 2010, la crescita più intensa dal 2004, superiore quindi anche a quello registrato prima del massimo del 2008 a 145 dollari al barile (che si rivela sempre più frutto anche di una bolla sulle commodities…).

 

Difficile però comprimere la domanda di petrolio. Petrolio3  Sulla base delle esperienze passate, si può calcolare – aggiunge Blanch – che un aumento del 10% dei prezzi del petrolio si traduce in una riduzione della domanda globale di greggio dello 0,5%. «In altre parole, secondo noi l’interruzione della produzione di 600mila barili al giorno dovrebbe avere un effetto sui prezzi del Brent di 15 dollari al barile, o del 15 per cento». Qualcosa di molto simile a quanto ‘calcolato’ dal mercato subito dopo l’esplosione della crisi libica. Le diverse aree economiche reagiscono però in modo diverso: l’impatto è minimo nei paesi Ocse dell’Europa, massimo nel Messico.

La crescita quindi rallenterà. Una regola pratica, aggiunge Ethan Harris, anch’egli alla BofAML, mostra che un rialzo di 10 dollari dei prezzi del petrolio riduce la crescita globale di 0,5 punti percentuali entro quattro trimestri, con un impatto un po’ più basso in Europa e più alto nei paesi di nuova industrializzazione (gli ex paesi Urss). «Se il recente rialzo dei prezzi dovesse continuare, implicherebbe un freno di un punto percentuale alla crescita globale il prossimo anno».