Sono democratici o no? L’idea del costituzionalista Gustavo
Zagrebelsky, secondo cui i sistemi presidenziali e semipresidenziali mal si
conciliano con la democrazia (e, si può aggiungere, sono anche più poveri) ha scatenato un dibattito tra i politologi
italiani. Giovanni Sartori e Gianfranco Pasquino hanno contestato la tesi, ma
la discussione è andata avanti “per esempi”, soffermandosi su dettagli. È vero, comunque, che la presenza di Stati Uniti e Francia tra i paesi
che hanno adottato questo sistema sembra essere un argomento importante “contro”
la tesi di Zagrebelsky.
Si può fare un esame più ampio, più legato alla realtà delle
cose. Senza alcuna pretesa di scientificità (ma non sembra che le critiche a
Zagrebelsky siano più approfondite). Si può prendere l’elenco dei paesi con
sistema presidenziale puro, di quelli in cui il sistema presidenziale prevede comunque
la presenza di un primo ministro, e quelli semipresidenziali in cui il primo
ministro ottiene la fiducia dal parlamento o ha comunque poteri esecutivi propri. Gli Stati Uniti, per capire meglio, sono
nel primo gruppo, la Francia nel terzo. Si può poi confrontare ciascuno dei
gruppi con la classifica sul Democracy Index elaborato ogni anno dall’Economist
Intelligence Unit, l’ufficio studi del settimanale britannico The Economist
(nel quale, va notato subito, né Italia, né Francia sono considerate “democrazie
piene”, ma “difettose”). È un’analisi questa, poco più di un gioco, che accetta acriticamente sia
la suddivisione dei regimi che l’idea di democrazia adottata dagli analisti
dell’Eiu, ma è sicuramente più rigoroso di esempi scelti “secondo convenienza”.
Come controprova, si può ripetere il confronto per i regimi
parlamentari. Per uno scrupolo di correttezza, si escluderanno i regimi monarchici
(e democratici), per quanto si sia in questi casi in presenza di un capo dello
stato privo di poteri esecutivi li rende più vicini ai sistemi non presidenziali.
I risultati sono chiari, e sono più favorevoli ai regimi parlamentari.
Dei 41 regimi puri, tre sono di piena democrazia – Uruguay
(18°) e Stati Uniti (21°) e Costa Rica (22°) – diciassette sono di democrazia “difettosa”
(flawed), otto sono “ibridi”, nove autoritari. Gli altri non sono classificati.
Dei 21 regimi impuri, uno è di democrazia piena (la Corea
del Sud, 20°), due sono di democrazia difettosa, cinque sono ibridi, tredici
sono autoritari.
Dei 27 regimi semipresidenziali, nessuno è di democrazia
piena (neanche la Francia), 7 sono di democrazia difettosa, dieci sono ibridi,
nove sono autoritari e uno non è classificato.
Dei 47 regimi parlamentari, otto sono di piena democrazia,
21 di democrazia difettosa, 11 sono ibridi e uno solo autoritario (sei non sono
classificati).
I risultati potrebbero essere falsati dal fatto che i regimi
autoritari sono più numerosi di quelli democratici, ma anche tenendo conto di
questo fatto i conti non sono a favore dei regimi presidenziali o semipresidenziali:
il 36% di questi sono regimi autoritari (che a loro volta sono il 30,5% del totale), il
26% sono ibridi (22% del totale), il 31% sono di democrazia difettosa (sono il
32,3%) e il 4,7% sono di democrazia piena (il 15% del totale). Solo il sistema
puro conta il 45% dei paesi a democrazia difettosa, che sono il 32% del totale.
Tra i regimi parlamentari, il 19,5% è di democrazia piena, il 50% di democrazia
difettosa, il 26,8% ibridi, lo 0,2% autoritari.
Può infine sembrare abbastanza naturale che un regime autoritario si “mascheri” dietro una costituzione presidenziale o semipresidenziale, per darsi una parvenza di democrazia. Si può limitare allora il discorso alle democrazie piene e difettose, che sono il 47% del totale dei paesi: tra i regimi parlamentari appartengono alle democrazie piene il 27,6% (e alle difettose il restante 72,4), tra quelli presidenziali e semipresidenziali, rispettivamente il 13,3% e l’86,7 per cento.
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I dati:
I regimi presidenziali o semipresidenziali che sono
democrazie piene sono: Costa Rica, Stati Uniti, Uruguay (puri), Corea del Sud
(con primo ministro).
I regimi parlamentari che sono democrazie piene sono: Austria,
Repubblica ceca, Finlandia, Germania, Islanda, Irlanda, Malta, Mauritius
I regimi presidenziali o semipresidenziali che sono
democrazie difettose sono: Argentina, Benin, Brasile, Cile, Cipro, Colombia,
Repubblica Domenicana, El Salvador, Filippine, Ghana, Indonesia, Malawi,
Messico, Panama, Paraguay, Suriname, Zambia (puri); Namibia, Perù (con primo
ministro); Repubblica democratica del Congo, Francia, Guyana, Portogallo,
Romania, Senegal, Taiwan.
I regimi parlamentari che sono democrazie difettose sono: Bulgaria,
Capo Verde, Croazia, Estonia, Grecia, India, Israele, Italia, Lettonia,
Lituania, Macedonia, Moldavia, Mongolia, Montenegro, Polonia, Serbia,
Slovacchia, Slovenia, Timor-Leste, Trinidad e Tobago, Ungheria
I regimi presidenziali o semipresidenziali ibridi (tra
democrazia e autoritarismo) sono: Bolivia, Ecuador, Guatemala, Honduras,
Liberia, Nicaragua, Sierra Leone, Venezuela (puri); Armenia, Mozambico, Sri
Lanka, Tanzania, Uganda (con primo ministro); Egitto, Georgia, Haiti,
Kyrgyzstan, Mali, Mauritania, Niger, Palestina, Tunisia, Ucraina
(semipresidenziali)
I regimi parlamentari ibridi sono: Albania, Bangladesh,
Bosnia, Iraq, Kenya, Libano, Libia, Nepal, Pakistan, Singapore, Turchia
I regimi presidenziali o semipresidenziali autoritari sono: Afghanistan,
Angola, Burundi, Comoros, Repubblica del Congo, Gambia, Myanmar, Nigeria, Sudan
(puri); Azerbaijan, Bielorussia, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale,
Gabon, Guinea, Kazakhstan, Ruanda, Togo, Uzbekistan, Yemen (con primo
ministro); Algeria, Burkina Faso, Gibuti, Guinea-Bissau, Madagascar, Russia,
Siria, Tajikistan, Zimbabwe
Il regime parlamentare autoritario è l’Etiopia.
Le democrazie piene che non sono né regimi parlamentari né
presidenziali sono: Norvegia, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Austrialia
(monarchie), Svizzera (direttorio), Canada, Olanda (monarchie), Lussemburgo
(granducato), Gran Bretagna, Giappone, Belgio, Spagna (monarchie)