L’economia raramente è un gioco a somma zero, in cui c’è un vincitore che prende tutto e uno sconfitto che perde tutto. Si sbaglierebbe, allora, a pensare che il recente rialzo del petrolio impoverirà paesi importatori di greggio e arricchirà gli esportatori, tra i quali, naturalmente, primeggiano le economie del Medio Oriente. Questa è solo il primo round di effetti. Poi c’è il secondo che – a quanto sembra – è piuttosto rapido.
I petrodollari, infatti, tornano indietro. Sotto forma di importazioni e sotto forma di capitali finanziari. Non è difficile capire che molti paesi esportanno più beni e servizi in Medio Oriente. Un’analisi di Michael Saunders e Ebrahim Rahbari di Citigroup mostra che «c’è una relazione stretta tra i prezzi del petrolio e i tassi di risparmio nazionale e tra i prezzi del petrolio e le importazioni dei paesi del Medio oriente. Questi legami implicano che ci sarà presto un notevole, anche se non completo, riutilizzo di petrodollari».
È già successo nel recente passato. Dal 2002 al 2010 (periodo gennaio-ottobre) – un periodo di elevato rialzo dei prezzi del petrolio – le esportazioni del mondo verso le economie del Medio oriente sono infatti salite del 300% da 124 a 483 miliardi. Ad accrescere la propria quota sono stati soprattutto i paesi emergenti, che hanno visto il loro export salire del 490%, contro il +175% dei paesi sviluppati. L’elenco dei paesi verso i quali si sono soprattutto diretti i petrodollari comprendono però Brasile, Argentina, Germania, Italia, Cina, Svizzera, Corea, India e Turchia.
Più difficile – spiegano Saunders e Rahbari – individuare i flussi di capitale che un tempo si dirigevano, sotto forma di depositi, nelle banche occidentali o venivano utilizzati per sottoscrivere titoli di stato, soprattutto statunitensi. È dal secondo trimestre del 2009, però, che questi acquisti non aumentano più. Alcune indicazioni «suggeriscono con forza che gli stessi fondi petroliferi ora sottoscrivono un ampia range di attività finanziarie e valute», forse con qualche preferenza per assets mediorientali o di paesi vicini. Queste potrebbero essere anche le future tendenze. Per esempio la Turchia potrebbe in condizione di richiamare capitali.