Le borse mondiali e le grandi catastrofi

È brutto occuparsi di denaro quando la gente soffre e ha paura; ma non farlo può solo aggravare le cose. Chiedersi allora cosa accada alle borse quando c’è una grande catastrofe naturale come quella del Giappone diventa quindi persino doveroso. Garry Evans, strategist della Hsbc, ha pubblicato uno studio che fornisce diverse informazioni utili, e relativamente ottimistiche.

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Le catastrofi pesano, è indubbio. Pesano sulle borse locali: determinano una flessione tra il 6 e l’8 per cento nei primi giorni, ma recuperano entro un periodo compreso tra i 23 e i 76 giorni, dopo i quali tornano a prevalere i fattori economici che dominavano prima dell’evento catastrofico.

Non diversa è la situazione per le borse mondiali, Acwi2  come mostra il grafico elaborato utilizzando l'indice globale Msci Acwi posto uguale a 100 nel momento delle catastrofi. «Solo dopo Katrina le borse non calarono per nulla, neanche quella americana – spiega Evans – mentre dopo il terremoto del Cile la reazione dei mercati locali fu al rialzo, probabilmente per ragioni non collegate al sisma. In tutti gli altri casi le borse scesero per rimbalzare poi con forza». Un caso a parte è però l’invasione del Kuwait: i mercati tornarono a livelli pre-crisi soltanto dopo sei mesi e poi restarono in sofferenza per il rialzo del petrolio legato alla prima guerra del Golfo. Secondo Evans, quindi, la lezione della storia è chiara: le borse recupereranno il terreno perduto «entro un paio di mesi».

L’analisi di Evans si spinge anche a indicare quali società quotate sono più esposte sul mercato giapponese. Il quadro non è esaustivo: alcune compagnie, spiega, potrebbero inserire la loro presenza nel paese in Giappone sotto la voce generale di “vendite in Asia”. Anche se la Hsbc esclude impatti di lungo periodo, la tabella ha una sua utilità: «Dovrebbe comunque coprire la maggior parte delle società più attive nel paese, dal momento che sono queste a sentire il bisogno di indicare i ricavi giapponesi separatamente dagli altri». I settori più colpiti sono quello delle materie prime, dell'information technology, dei beni di lusso e della sanità.