Si discute molto sull’unità reale di Eurolandia, e dell’Italia all’interno dell’area dell’euro. Non è difficile incontrare opinioni scettiche sull’integrazione del nostro paese con il resto dell’Unione monetaria, anche tra coloro che ritengono difficile, per motivi pratici, tornare alla vecchia lira.
Analizzare se e quanto l’Italia sia davvero integrata non è certo compito facile e richiede studi approfonditi. Uno degli argomenti riguarda la crescita, che sembra strutturalmente molto lontana da quella dei partner. Analizzando però l’andamento (ciclico) del Pil trimestrale dal 2000 a oggi, la realtà appare – a un primo sguardo, puramente esplorativo – molto diversa. C’è un legame (una correlazione) molto forte tra la crescita del nostro paese e quella di diverse altre economie di Eurolandia. L’Italia, anzi, sembra essere la più “integrata”, in base a questa misura, con le economie dell’Unione monetaria. Belgio, Germania, Spagna, Francia, Olanda, Austria: il livello di correlazione è piuttosto elevato.
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Sulla base di questa tabella, è anche possibile creare una mappa (tecnicamente un clustering) sulla prossimità complessiva tra le diverse economie. A chi è più vicina l’Italia? Alla Spagna? Alla Grecia? La risposta è molto diversa.
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Italia e Francia, e poi Belgio e Austria sembrano appartenere a un unico gruppo, il più integrato (i rami degli alberi arrivano molto in basso segnalando una correlazione molto forte), non molto distante dall’Estonia e poi dall’insieme – più piccolo di quanto si immagini di solito – delle economie nordiche: Germania e Olanda e poi Lituania e Finlandia. Non sorprende intanto la vicinanza di Grecia e Cipro o quella di Portogallo e Spagna (più prossima però alla Slovenia): queste due conferme, insieme al fatto che misure alternative della distanza (misurata sull’asse orizzontale) tra paesi non danno risultati davvero diversi, rafforzano la validità – in via ovviamente preliminare – di questo grafico.
Appaiono diverse le cose analizzando il solo dopo-crisi? Ovviamente sì, anche se il numero più basso di dati disponibili rende i risultati meno affidabili. Non mancano in ogni caso le sorprese.
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L’Italia appare ancora in un gruppo che, sia pure con “parentele” diverse, comprende Belgio, poi Finlandia, Francia, Germania e Austria. L’Olanda – che negli ultimi tempi è apparsa in difficoltà, si è avvicinata a Spagna, Portogallo, Slovenia e – sorpresa – Cipro. I baltici si sono riavvicinati, mentre la prossimità di Irlanda e Grecia, al di là dei risultati finali – Dublino è in piena ripresa, Atene è ancora in profonda crisi – deve far pensare. In due sensi: sul piano delle cose – quanto sono state davvero “vicine”, nei momenti difficili, le due economie? – sia su quello dell’analisi che incontra qui, evidentemente, i suoi limiti perché richiede altri argomenti e altri dati per dare un quadro davvero completo.
Completamente diversa, invece, l’immagine di Eurolandia sulla base delle correlazioni – anche in questo caso piuttosto forti – sull’inflazione.
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In questo caso, l’Italia è avvicinata alla Spagna, a Cipro e alla Grecia, mentre appare piuttosto lontana dal gruppo dei paesi forti, Germania e Austria, Lussemburgo e Francia, Estonia e Belgio. La suddivisione tradizionale tra paesi virtuosi e paesi deboli trova quindi una sua validità sul fronte dell’inflazione, e molto meno sul fronte del ciclo economico.
(Elaborazioni e grafici realizzati con linguaggio di programmazione R dall’autore del post su dati Eurostat)