La Russia, la Polonia e la difficile interdipendenza

Mosca invade di fatto la Crimea e la Banca centrale russa è costretta ad alzare i tassi di interessi di un punto percentuale e mezzo, al 7%, per affrontare i possibili rischi di un deflusso di capitali, potenzialmente pericoloso in un paese che ha bisogno di risorse dall’estero per finanziare gli investimenti e che, per di più, ha visto crescere rapidamente il credito, soprattutto quello alle famiglie aumentato a un ritmo del 30% annuo.

In Polonia, il presidente della Banca centrale Marek Belka ha intanto dichiarato che «la crisi Ucraina mostra come valga la pena fare un maggior investimento verso l’Unione Europea e riconsiderare la questione dell’adesione della Polonia a Eurolandia», ipotesi che era stata messa un po’ in soffitta negli ultimi anni. È una conferma importante del fatto che l’eurozona è anche – se non soprattutto – un progetto politico che, come del resto l’allargamento della Ue, ha una natura persino “imperiale”.

Sono due episodi molto diversi, in cui le questioni economiche e quelle di politica internazionale si intrecciano tra loro. Sono il segno di tempi in cui il concetto chiave è quello dell’interdipendenza economica, dei vantaggi, dei vincoli, delle tensioni e persino dei conflitti che essa crea.