Se la Bce fosse davvero monetarista

La Bce è davvero monetarista? Secondo alcuni critici sì: seguirebbe la "scuola Bundesbank" che ha fatto del monetarismo – semplificando: l'idea che occorre controllare l'inflazione attraverso la quantità di moneta – il suo dogma. Il presidente della Banca centrale tedesca Jens Weidmann si considera un seguace di questa impostazione, sia pure nella versione di Manfred Neumann e non quella, più nota, di Milton Friedman.

Un approccio superato?

L'approccio monetarista classico è sicuramente superato. Controllare l'offerta di moneta non permette di controllare l'inflazione. In molti modelli macroeconomici, quindi, la moneta non compare più. Non mancano però teorici che hanno fatto tesoro delle critiche e delle smentite che l'approccio ha ricevuto. Bennet McCallum della Carnegie Mellon University è uno di questi. Ha proposto diversi anni fa una sua "regola" alternativa per la politica monetaria che funzionerebbe meglio nei periodi di crisi.

La regola di McCallum e la Bce

La regola di McCallum definisce la quantità ottimale di base monetaria – le banconote e le riserve che le banche depositano presso la banca centrale – in dipendenza del tasso desiderato di inflazione,tenuto conto dell'andamento Monet
del pil nominale e dell'attività economica (la velocità degli scambi). Il "rapido" grafico qui sopra mostra la differenza, in percentuale, tra il livello effettivo della base monetaria della Bce con quello ottimale definito dalla regola. Da giugno 2003 a settembre 2008, le distanze sono rimaste minime (in media il 3,3% del "livello di McCallum"), per poi aumentare e – soprattutto – oscillare nervosamente durante la Grande recessione, quando la base monetaria si è effettivamente mossa, da un trimestre all'altro, con grande volatilità. Sembra emergere, nella prima fase della crisi, il timore di "esagerare" con lo stimolo monetario, che viene subito normalizzato (o quasi).

La crisi di Eurolandia

Il fenomeno più interessante è avvenuto però durante la crisi dei debiti sovrani di Eurolandia. A settembre 2010 la base monetaria effettiva era bruscamente calata ben al di sotto del livello ottimale (-13%). A marzo 2011, poco prima del tentativo della Bce di alzare i tassi con una mossa ora considerata sbagliata, la base monetaria stava però tornando alla "normalità". Un forte rialzo è comunque avvenuto sia prima che dopo le due iniezioni di liquidità a lungo termine, con un picco a marzo 2012, quando la distanza dal livello ottimale è aumentata fino a raggiungere il 21%.

La disinflazione

L'inversione di marcia avviene subito dopo. Tra settembre e dicembre 2012, dopo il «whatever it takes» del presidente Mario Draghi – che su queste basi può essere giudicato, a seconda delle prospettive, come assolutamente necessario ("chissà cosa sarebbe accaduto, altrimenti") o totalmente irrilevante ("è successo ben poco, in realtà") – la base monetaria è tornata deficitaria, fino a raggiungere a marzo 2013 un livello inferiore del 12% rispetto a quello ottimale. Ad aprile l'inflazione era calata all'1,2 per cento.

E ora?

Tra marzo e giugno 2013, il deficit di stimolo monetario si è ridotto e a settembre 2013 la base monetaria è quasi tornata alla normalità  (-1,8%). A dicembre però si è ulteriormente allontanata dal livello ottimale. I timori di una Bce non sufficientemente espansiva, anche da questo punto di vista, sembrano allora giustificati, come i richiami del Fondo monetario internazionale a intervenire con maggiore aggressività.

 

 

  • Pieropostacchini@bpeassociati.it |

    La gestione dell’euro e’ in mano ai tedeschi, loro lo considerano come il marco, vogliono una moneta forte, ciò ha finanziato la loro riunificazione con i surplus della bilancia dei pagamenti tra i paesi euro, la Germania ha perso la guerra in Europa ma ha vinto la guerra economica ci ha fregato a tutti, come rimettere le cose al loro posto, o togliendo a loro la gestione della politica monetaria o uscendo dall’euro.

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