Banche: piccolo è bello (perché crea concorrenza)

C’è una strana situazione negli Stati Uniti. Alla fine del 2009, le 20 maggiori aziende di credito – secondo Thomas Hoenig, presidente della sezione di Kansas City della Federal Reserve – avevano un capitale (il Tier 1) pari al 5,1% delle attività. Le altre istituzioni bancarie avevano invece un capitale del 6,7%. “Perché le maggiori 20 banche raggiungano gli stessi livelli di capitale delle più piccole, sarabbero necessari altri 210 miliardi di dollari in nuovo equity, o assets inferiori di 3mila miliardi di dollari, o una combinazione delle due cose”, ha detto Hoenig in un discorso alla U.S. Chamber of Commerce di Washington.

La ragione è chiarissima: le leggi Usa proteggono le banche “troppo grandi per fallire”, che diventano quindi meno prudenti. La Federal Deposit Insurance Corporation deve rispettare alcuni limiti nel proteggere le banche in gravi difficoltà, ma può fare un’eccezione per i grandi istituti il cui fallimento potrebbe minacciare l’economia o la stabilità finanziaria, ha spiegato Hoenig. Questo crea un incentivo perverso, per le banche, a crescere fino a raggiungere dimensioni “troppo grandi per fallire”.

“Istituti sempre più grandi e complessi sono diventati più difficili da regolare e da controllare”, e sono andati fuori strada, mentre nel 2009 “il 45% delle banche con attività al di sotto del miliardo di dollari hanno aumentato i prestiti alle aziende”, perché sono più solide delle altre.

La questione in gioco, però, non è la grandezza delle aziende di credito in sé, ma il livello di concorrenza: “Se ci allontaniamo dai nostri principi fondamentali di correttezza, o ignoriamo il governo della legge, alteriamo il campo di gioco e inevitabilmente gettiamo i semi di una crisi. Quando i mercati non sono più competitivi, le aziende diventano un monopolio o un oligopolio e conta più chi conosci e non cosa conosci. Allora l’economia perde la sua capacità di innovare e riuscire nei suoi intenti. Quando il mercato percepisce un vantaggio non equo di qualcuno sugli altri, i fondamenti stessi del sistema economico sono compromessi”, ha detto Hoenig. Quel che è accaduto negli Usa, e forse nel mondo intero è stata allora “la formazione di un potente gruppo di aziende finanziarie. Abbiamo inavvertitamente concesso loro garanzie implicite e condizioni di favore e ne abbiamo pagato le conseguenze”.