Soltanto politica e guerra dietro gli attentati dell’Isis

Politica e guerra, niente di più.

Cultura e religione non c’entrano.

Nel mondo arabo non esistono nazionalità come in Europa. Ci sono le tribù, le etnie – e i loro confini non coincidono minimamente con quelli degli Stati, creati dalle potenze coloniali – e poi, semplificando un po’, i due grandi gruppi religiosi, sunniti e sciiti.

Per creare uno stato nuovo e vasto, come Daesh sta cercando di fare, su quali basi si può creare consenso? E’ ovvio che la religione è uno strumento potente: dà identità e orgoglio di appartenenza (molto importante nelle banlieues). Ma è strumento – forse per sua natura molto “adatto” allo scopo – di una strategia politica e militare.

Allo stesso modo gli attentati sono uno strumento politico e militare. Un attacco al nostro modo di vivere, alla nostra cultura? No, è la tattica usata da ogni cecchino in tutte le guerre: si spara a caso sulla popolazione, per creare terrore e prosperare militarmente su quel terrore.

Politica e guerra, nient’altro.