È più che normale. Quando un’economia diventa "avanzata", la produttività frena, in parallelo allo sviluppo del settore dei servizi e al minor bisogno di nuove infrastrutture. Singapore, però, non si rassegna. La severa città stato, che ha saputo conciliare un forte interventismo economico con grande libertà d’impresa, non intende cambiare strada.
Il governo ha quindi introdotto misure «per progettare un nuovo corso per l’economia, facendola crescere aumentando la produttività». La sfida è davvero difficile: una volta raggiunto un livello così avanzato, è difficile per il settore pubblico continuare a guidare l’innovazione, che inizia ormai a camminare lungo sentieri inesplorati e imprevedibili. I provvedimenti puntano però non solo a evitare un rallentamento dello sviluppo tecnologico, ma anche ad aumentare la qualità della forza lavoro: sarà ampliato il Programma di training e formazione permanente per i lavoratori e i giovani e saranno lanciati un Consiglio per la produttività e la formazione permanente; un Programma di training per il lavoro, per gli addetti con basse competenze e i (pochi) disoccupati; un Credito per la produttività e l’innovazione, che permetterà di dedurre dal reddito delle imprese il 250% delle spese in ricerca e sviluppo, formazione, e gestione dei brevetti; un Fondo nazionale per la produttività, per sostenere gli sforzi delle imprese, a cominciare da quelle di costruzioni e di altri settori "ad alta potenzialità"; e una detrazione fiscale una tantum per le fusioni o le acquisizioni.
Differente è lo scopo della tassa sui lavoratori immigrati, a carico delle aziende che assumono personale non residente a Singapore, che sarà aumentata per evitare che le imprese si affidino troppo al lavoro a basso costo, con una conseguente flessione della produttività. Gran parte della crescita dell’isola, negli ultimi anni, è infatti legata all’aumento della forza lavoro.
Funzionerà? I dubbi sono tanti. «A giudicare dall’esperienza degli Usa che, a quanto si pensa, hanno tentato di programmare un miracolo di produttività alla fine degli anni 90 e sono riusciti solo a raggiungere un aumento del 2% per breve tempo, il compito del governo di Singapore non è semplice», spiega un’analisi della Hsbc. È vero, aggiunge però lo studio, che nella città stato ci sono settori che possono sicuramente migliorare; e che «piaccia o no» il governo, imitato anche da altri paesi asiatici, è sempre riuscito a individuare i settori giusti da sviluppare. Il precedente programma di aumento della produttività, dell’81, è riuscito ad aumentarla del 4,8% l’anno per vent’anni. Questa volta, però, l’economia è molto più avanzata, il compito è davvero arduo.