Perché la Cina dovrebbe lasciar apprezzare lo yuan? La risposta è semplice: per stimolare i consumi privati dei cinesi. È facile capire che un cambio più forte può aumentare il potere di acquisto delle famiglie ( e delle imprese ) che possono comprare all’estero più prodotti (e materie prime). Naturalmente diventerebbe più difficile esportare prodotti cinesi, e per questa ragione il governo di Pechino dovrà ben valutare costi e benefici di una simile decisione.
Le ragioni di un apprezzamento del cambio trovano ora un sostegno empirico in un paper di Kal Guo e Papa N’Diaye, elaborato per il Fondo monetario internazionale. Studiando le cause dei consumi cinesi, che “sono calati dal 55% del Pil nei primi anni 80 a circa il 37% nel 2008”, i due economisti calcolano che la quota dei consumi aumenta “di circa due punti percentuali per ogni apprezzamento del 10% nel cambio effettivo reale”. Questo effetto – spiegano Guo e N’Diaye “è piuttosto grande, soprattutto tenendo conto delle ricadute [negative] di una valuta più forte su altre variabili come il livello dei redditi delle famiglie o la quota dell’occupazione nei servizi”, (che lo studio prende in considerazione).
Naturalmente, un “cambio effettivo reale” è qualcosa di diverso dal tasso nominale contro il dollaro Usa. I risultati dello studio sono poi un’estrapolazione statistica: il modello matematico potrebbe essere troppo semplice o il futuro potrebbe essere diverso dal passato. Il metodo però è giusto. La Cina – dopo aver valutato tutte le variabili politiche, economiche e finanziarie in gioco – potrebbe davvero tentare lentamente di far salire lo yuan per aumentare i consumi. È un obiettivo importante per il governo: una classe media più ricca significa – nelle speranze del regime – una società cinese più coesa.
Questo è anche un buon modo di chiedere uno yuan più forte. È un grande errore pensare – come fa il premio Nobel Paul Krugman – che è efficace spingere il governo cinese ad apprezzare il cambio semplicemente dicendo che è questo che vogliono gli Usa (o l’Europa, il Brasile, l’India…). È meglio sostenere che un apprezzamento è meglio per tutti; e quello dei consumi è un ragionamento valido.